Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti.
Dopo la Risurrezione, il posto di Cristo non è più accanto agli apostoli sulla terra, ma nella gloria eterna di Dio. Per questo motivo, san Luca conclude il suo Vangelo con l’episodio dell’Ascensione: “Gesù si staccò da loro e veniva portato su, in cielo”. Con queste parole, l’evangelista vuole farci comprendere che il Risorto non è semplicemente tornato alla vita di prima, ma è entrato in una realtà nuova e definitiva: è asceso alla gloria del Padre, portando con sé anche la nostra umanità.
Nel brano di Vangelo di questa domenica, Gesù ci educa su due temi fondamentali della vita cristiana: l’amore per Lui e il dono dello Spirito Santo. Se vogliamo avere la prova che amiamo veramente il Signore dobbiamo innanzitutto chiederci se siamo obbedienti. Se uno mi ama - dice Gesù - osserverà la mia parola, ossia i suoi Comandamenti.
Siamo nel Cenacolo. Gesù, alla vigilia della sua Passione, si rivolge ai discepoli con una dolcezza straordinaria. Li chiama “figlioli”, come farebbe un padre, come farebbe una madre. È un termine pieno di tenerezza, che esprime tutto l’amore premuroso e profondo che prova per loro. È consapevole che sta per lasciarli. Sa che il tempo della sua presenza visibile tra loro sta per concludersi. E proprio ora, in questo momento decisivo, consegna ai suoi il suo testamento spirituale, un comandamento nuovo, che racchiude tutta la sua missione: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».
Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina
Questa notte non è una notte qualunque. È la Notte, la più luminosa della storia. La notte in cui la luce ha spezzato le tenebre, in cui la vita ha trionfato sulla morte, in cui Dio ha risposto in modo definitivo al bisogno di salvezza dell’umanità. Il Vangelo ci ha condotti con le donne al sepolcro, ancora immerse nel dolore del Venerdì Santo. Ma quel luogo di morte, sorprendentemente, si rivela vuoto. Due uomini “in abito sfolgorante” appaiono loro, e pronunciano parole che ancora oggi scuotono il cuore:“Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
Con la domenica delle Palme entriamo nel cuore dell’anno liturgico: la Settimana Santa. In questo tempo santo siamo chiamati a rivivere, con animo raccolto e contemplativo, i misteri centrali della nostra fede: l’istituzione della Santa Messa, il dono del Sacerdozio, la Passione-Morte-Risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo.
La seconda lettura della Messa di questa domenica, tratta dal terzo capitolo della Lettera ai Filippesi, ci invita a meditare su uno dei passaggi più profondi e significativi degli scritti di san Paolo. In questo testo, l'Apostolo condivide con noi la testimonianza della sua conversione. Le sue parole, intense e coinvolgenti, ci rivelano come, alla luce dell’incontro con Cristo, tutto ciò che prima sembrava fonte di identità, sicurezza e prestigio, ora venga considerato come “perdita”( cfr Filippesi 3,8).
Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina
Il Vangelo di questa terza domenica di Quaresima ci pone di fronte a interrogativi che attraversano il cuore dell’uomo da sempre: perché il dolore colpisce senza distinzione? Perché la vita, a volte, sembra ingiusta e crudele? Al tempo di Gesù, molti credevano che la sofferenza fosse una punizione divina, una conseguenza diretta del peccato. Con questa convinzione, alcuni si avvicinano al Maestro per raccontargli due eventi drammatici: il massacro di alcuni Galilei per ordine di Pilato e il crollo della torre di Siloe, che aveva travolto diciotto persone. Forse si aspettano un giudizio su quelle tragedie, una spiegazione rassicurante. Ma Gesù, come sempre, capovolge la prospettiva e apre orizzonti inaspettati.
La seconda domenica di Quaresima è segnata da un evento straordinario: la Trasfigurazione di Gesù sul monte. In questo episodio, la vera identità di Cristo si svela ai discepoli: Egli è il Figlio di Dio.
"Il forno prova i vasi del vasaio, la prova dell'uomo si ha nel suo discorso. Il frutto dimostra come è coltivato l'albero, così la parola rivela il sentimento del cuore. Non lodare nessuno prima che abbia parlato, poiché questa è la prova degli uomini."
Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina
Il brano della seconda lettera della Santa Messa di questa Domenica, tratto dalla Prima Lettera ai Corinzi ci porta dritti al cuore della nostra fede, la resurrezione di Cristo! San Paolo, con il suo stile incisivo, affronta una questione fondamentale: "Se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede" (1Cor 15,17). Questo non è un dettaglio secondario, dunque, ma il fondamento di tutto! Senza la risurrezione, il Vangelo racconterebbe solo una storia più o meno interessante che comunque si è conclusa con un fallimento. Ma la verità è un’altra: Cristo è veramente risorto! La resurrezione di Cristo è la nostra gioia, la nostra speranza, la certezza che sostiene tutta la nostra vita.
Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina
Oggi la Chiesa celebra il mistero della Presentazione di Gesù al Tempio. Maria e Giuseppe, fedeli alla Legge di Mosè, portano il loro bambino a Gerusalemme non solo per adempiere ad un precetto, ma per consacrarlo al Signore. Con questo gesto riconoscono che ogni vita appartiene a Dio e a Lui deve ritornare.
La Liturgia della Parola di questa domenica ci invita a percorrere un viaggio straordinario attraverso il tempo, con due episodi che, seppur lontani nel passato, risuonano profondamente nel cuore della nostra vita presente.
Il Vangelo di Giovanni ci presenta oggi il primo segno compiuto da Gesù: il miracolo alle nozze di Cana (Gv 2,1-11). Un episodio apparentemente semplice, ma che in realtà ci aiuta a riflettere profondamente sulla missione di Cristo e sul ruolo unico di Maria Santissima nella nostra vita di fede.
La Chiesa, dopo averci fatto meditare il mistero della nascita nella carne del Figlio di Dio, in questa domenica celebra il Battesimo di Gesù. Gesù non conosce il peccato e, pertanto, non ha bisogno di conversione, ma accetta, con questo gesto, di sentirsi parte dell’umanità che è venuto a salvare. Durante il battesimo Dio stesso rivela al mondo la vera identità di Gesù e l’unicità del suo rapporto con Lui. Il Padre, infatti, presenta Cristo con queste parole: Tu sei il mio figlio prediletto: in te mi sono compiaciuto.
Soffermiamo, oggi, la nostra attenzione sulla seconda lettura della santa Messa, tratta dalla lettera di san Paolo agli Efesini. In essa troviamo un’affermazione solenne: “Dio ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi…”. Dio ci ha benedetti, ci ha scelti, da sempre, esistenti in Dio. Nel progetto del Padre noi siamo legati al suo Figlio ed il nostro destino è di divenire suoi figli, vivendo santamente, perché Dio è santo. Questo dono si attua nel Cristo. Questa rivelazione ci dice che la nostra riuscita, il nostro destino sono irrimediabilmente congiunti con quello di Cristo. Spesso diciamo che bisogna essere se stessi, realizzare pienamente se stessi, essere autentici. Ora, alla luce di quanto insegna san Paolo, la nostra vera realizzazione è accogliere nella nostra vita il progetto di Dio e viverlo. Come siamo scelti gratuitamente, così ci viene donato i nostro vero essere, cioè l’ essere figli di Dio.