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Papa Leone XIV dove c’è lo Spirito c’è movimento, c’è cammino, c'è libertà

La veglia di Pentecoste per il Giubileo dei Movimenti

Papa Leone XIV alla Veglia di Pentecoste |  | Daniel Ibanez/ EWTN
Papa Leone XIV alla Veglia di Pentecoste | Daniel Ibanez/ EWTN
Papa Leone XIV alla Veglia di Pentecoste |  | Daniel Ibanez/ EWTN
Papa Leone XIV alla Veglia di Pentecoste | Daniel Ibanez/ EWTN
Papa Leone XIV alla Veglia di Pentecoste |  | Daniel Ibanez/ EWTN
Papa Leone XIV alla Veglia di Pentecoste | Daniel Ibanez/ EWTN

"La sera della mia elezione, guardando con commozione il popolo di Dio qui raccolto, ho ricordato la parola “sinodalità”, che esprime felicemente il modo in cui lo Spirito modella la Chiesa. In questa parola risuona il syn – il con – che costituisce il segreto della vita di Dio. Dio non è solitudine. Dio è “con” in sé stesso – Padre, Figlio e Spirito Santo – ed è Dio con noi. Allo stesso tempo, sinodalità ci ricorda la strada – odós – perché dove c’è lo Spirito c’è movimento, c’è cammino".

Per Papa Leone XIV saluta così i cento mila dei movimenti a Roma per il Giubileo alla Vigilia di Pentecoste.  La Veglia di Pentecoste presieduta è iniziata con il Veni Creator, poi l'accensione di 7 lampade, e dopo la proclamazione del Vangelo, l'omelia del Papa, il rinnovo delle promesse battesimali e l’invocazione allo Spirito Santo, e dopo la benedizione del Papa cantanta in latino e il Canto del Regina Coeli.

Nella sua omelia il Papa spiega cosa è la conversione: "domandando che visiti le nostre menti, moltiplichi i linguaggi, accenda i sensi, infonda l’amore, rafforzi i corpi, doni la pace ci siamo aperti al Regno di Dio. È questa la conversione secondo il Vangelo: volgerci al Regno ormai vicino".

E poi parla del profumo del "Crisma con cui è stata segnata anche la nostra fronte. Come l’amore ci rende familiare il profumo di una persona cara, così riconosciamo stasera l’uno nell’altro il profumo di Cristo. È un mistero che ci stupisce e ci fa pensare".

Uno Spirito che fa l'unità e la missione: "Non molte missioni, ma un’unica missione. Non introversi e litigiosi, ma estroversi e luminosi. Questa Piazza San Pietro, che è come un abbraccio aperto e accogliente, esprime magnificamente la comunione della Chiesa, sperimentata da ognuno di voi nelle diverse esperienze associative e comunitarie, molte delle quali rappresentano frutti del Concilio Vaticano II".

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Dall'unità alla sinodalità: "Siamo un popolo in cammino. Questa coscienza non ci allontana ma ci immerge nell’umanità, come il lievito nella pasta, che la fa tutta fermentare. L’anno di grazia del Signore, di cui è espressione il Giubileo, ha in sé questo fermento. In un mondo lacerato e senza pace lo Spirito Santo ci educa infatti a camminare insieme". Il riposo della terra che non va consumato "con voracità" ma va custodito.

Perché "Dio ha creato il mondo perché noi fossimo insieme. “Sinodalità” è il nome ecclesiale di questa consapevolezza. È la via che domanda a ciascuno di riconoscere il proprio debito e il proprio tesoro, sentendosi parte di un intero, fuori dal quale tutto appassisce, anche il più originale dei carismi. Vedete: tutta la creazione esiste solo nella modalità dell’essere insieme, talvolta pericoloso, ma pur sempre un essere insieme" e il contrario "è mortale, ma purtroppo è sotto i nostri occhi, ogni giorno".

Alle comunità chiede di essere "palestre di fraternità e di partecipazione, non solo in quanto luoghi di incontro, ma in quanto luoghi di spiritualità" per una contemplazione "che sconfessa l’autoaffermazione, la mormorazione, lo spirito di contesa, il dominio delle coscienze e delle risorse. Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà".

E per questo l’evangelizzazione "non è una conquista umana del mondo, ma l’infinita grazia che si diffonde da vite cambiate dal Regno di Dio. È la via delle Beatitudini, una strada che percorriamo insieme, tesi fra il “già” e il “non ancora”, affamati e assetati di giustizia, poveri di spirito, misericordiosi, miti, puri di cuore, operatori di pace" senza sostenitori potenti, compromessi mondani, strategie emozionali. L’evangelizzazione è opera di Dio e, se talvolta passa attraverso le nostre persone, è per i legami che rende possibili. Siate dunque legati profondamente a ciascuna delle Chiese particolari e delle comunità parrocchiali dove alimentate e spendete i vostri carismi".E allora "le sfide che l’umanità ha di fronte saranno meno spaventose, il futuro sarà meno buio, il discernimento meno difficile. Se insieme obbediremo allo Spirito Santo!"