Il segretario per i Rapporti con gli Stati ha quindi citato Papa Leone XIV per ricordare che la diplomazia vaticana è, di fatto, "espressione della stessa cattolicità della Chiesa", animata da un’urgenza pastorale che la spinge "a intensificare la sua missione evangelica al servizio dell’umanità".
Scopo della diplomazia pontificia è prima di tutto il desiderio della pace, e per questo si utilizzano alcuni elementi che servono alla diplomazia per diffondere la pace: riconciliazione, verità, dialogo, giustizia, solidarietà e ricerca del disarmo, nonché la tutela dei diritti umani, a partire dalla difesa della famiglia e della vita che “può realizzarsi innanzitutto investendo nella famiglia fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, tanto piccola, ma società più vera e più antica di ogni altra”.
Resta cruciale il diritto fondamentale dell’uomo alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, e “in questo contesto la libertà religiosa svolge un ruolo fondamentale nella promozione del bene comune. Riconoscendo la spiritualità degli individui e rispettando la loro libertà religiosa, e consentendo a ciascuno di perseguire il proprio credo religioso, ognuno di noi può adempiere al proprio dovere di contribuire al benessere di tutti e dei propri gruppi sociali. Ciò, in ultima analisi, favorisce una società più armoniosa e prospera".
Sottolinea il “Ministro degli Esteri” vaticano: "La libertà religiosa non è solo un diritto umano, ma anche una via trascendente e pratica per superare le divisioni, promuovere il dialogo e forgiare una comunità globale più pacifica e armoniosa". Questa, "rappresenta un pilastro fondamentale nella costruzione di società inclusive e armoniose e svolge un ruolo essenziale nella promozione e nella difesa della coesione sociale".
In conclusione, Gallagher ricorda il venerabile sacerdote Félix Varela (1788-1853), figura storica della Chiesa a Cuba, secondo cui “c’è una sola sventura ed è quella di separarsi da Dio” per definire la diplomazia della Santa Sede una "diplomazia della speranza" che "lungi dal cadere in un’interpretazione pessimistica della realtà che ci circonda, ci invita a vedere in queste situazioni sfide che possono essere superate se tutti facciamo la nostra parte".
Gallagher a Cuba, l’incontro con i vescovi, la Messa
Il 4 giugno, arrivato a Cuba, l’arcivescovo Gallagher ha avuto un incontro con i membri della Conferenza Episcopale Cubana. L’incontro è stato introdotto dal Cardinale Juan de Caridad, arcivescovo dell’Avana.
“Le presento, ha detto il cardinale, la Chiesa Cattolica di Cristo a Cuba. È una Chiesa che canta per il Signore, annuncia il Vangelo con perseveranza, insegna il catechismo e pratiche le opere di misericordia. È una Chiesa che trasmette speranza”.
Nella Messa, l’arcivescovo Gallagher ha letto un messaggio inviato da Leone XIV, e ha chiesto unità come “un antidoto contro le dottrine che tolgono virtù al Vangelo”, specialmente in un mondo colpito da discordie, paura per il diverso e sofferenze dei migranti”, ricordando che la carità è la forza trasformatrice, e che il Papa ci “invita a una ora dell’amore in cui la carità deve prevalere”.
Al termine della celebrazione, c’è stata una invocazione alla Virgen de la Caridad. Alla celebrazione eucaristica hanno assistito il vicepresidente Salvador Valdés Mesa, il ministro degli Affari Esteri Rodriguez Parrilla, il ministro della Cultura Apildio Alfonso Grau, l’incaricata per gli Affari Religiosi Caridad del Rosario Diego Bello. C’erano anche rappresentanti degli ordini religiosi e rappresentanti delle missioni diplpomatiche presenti nel Paese.
FOCUS SEGRETERIA DI STATO
Il cardinale Parolin su Gaza, Ucraina e vari temi
Il 4 giugno, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, a margine di un evento a Roma, si è soffermato su alcuni dei grandi temi dell’attualità internazionale.
Per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, Parolin ha sottolineato che “il problema fondamentale è ricreare un clima di fiducia tra le due parti, quello che manca di fondo. Non ci si fida l'uno dell'altro, per cui non si è pronti a fare anche delle concessioni. E quindi l'importante è che ci sia questo clima che permette di parlarsi in maniera diretta, in maniera costruttiva”.
Si tratta, secondo Parolin, di “costruire un rapporto a piccoli passi, cioè venendosi incontro reciprocamente”: “Credo che in tutti i negoziati c'è un cammino di compromesso da fare ed è il compromesso e il rispetto degli impegni presi che aiuta a costruire la fiducia”.
Parolin ha anche ribadito la disponibilità della Santa Sede ad uno spazio, “ma non credo dalle risposte che ci sono state date che ci sia speranza che questa possibilità venga sfruttata”.
La Chiesa, da parte sua, “può pregare per la pace”, perché “vediamo che gli sforzi umani sono piuttosto insufficienti”, afferma il porporato. Come Santa Sede, “abbiamo offerto a nostra volta la possibilità di uno spazio, rimane questa offerta che il Papa ha fatto all'inizio del suo pontificato. Ma non credo dalle risposte che ci sono state date che ci sia speranza che questa possibilità venga sfruttata”.
Il cardinale Parolin ha anche parlato del dramma che si vive sulla striscia di Gaza. Ha auspicato che i negoziati a Doha abbiano risultato, ha ribadito che le richieste sono sempre le stesse: cessate il fuoco, restituzione di tutti gli ostaggi sia vivi che defunti, accesso sicuro degli aiuti umanitari e delle cure mediche.
Sul presunto ritrovamento del cadavere del gesuita Paolo Dall’Oglio, scomparso dodici anni fa, in una fossa comune a Raqqa, in Siria, Parolin ha detto che non ci sono conferme, e che spera comunque “si possa trovare il luogo della sepoltura e i resti di padre Dall’Oglio”, perché “dopo tanti anni, è difficile pensarlo in vita”.
Il cardinale Parolin, intervista a tutto campo
In una intervista a La Stampa dello scorso 4 giugno, il Cardinale Pietro Parolin ha ribadito l’impegno di pace per la Santa Sede in Ucraina e ha sottolineato che la situazione a Gaza non è accettabile. “Il fallimento del vertice di Istanbul – ha detto il Cardinale - non può e non deve segnare la fine degli sforzi per fermare la guerra. La Santa Sede, fedele alla sua missione di pace, rinnova con forza l'appello a non arrendersi alla logica della violenza e al falso realismo che vorrebbe la guerra come inevitabile. Nessuna guerra è inevitabile, nessuna pace è impossibile. Le armi possono e devono tacere per fare spazio alla speranza della pace. Lo chiede il Vangelo e lo gridano i popoli che soffrono”.
Per quanto riguarda il tema della pace “giusta e duratura” in Ucraina, questa “significa, prima di tutto, che non esiste una pace autentica se è soltanto il risultato di una soluzione imposta o della paura reciproca. Una pace vera si costruisce dall'interno, è frutto di un dialogo profondo, rispettoso e serio tra le parti coinvolte. Non si può parlare di una pace vera se un Paese nega l'esistenza di un altro Paese. Una pace è ‘giusta’ quando riconosce e tutela la dignità di tutti, senza umiliazioni, senza condizioni che lascino ferite aperte. E una pace tra gli Stati è ‘duratura’ solo se poggia su basi solide di diritto internazionale, di rispetto della giustizia e della libertà, non su equilibri precari garantiti dalle armi. La Chiesa e la Santa Sede continuano a sostenere sia gli attori internazionali e i responsabili delle Nazioni, chiedendo a tutti di non chiudere la porta al dialogo perché solo così potremo vedere un giorno una pace autentica, giusta e duratura, sia coloro che, spesso nel silenzio e nella preghiera, tessono cammini di pace, perché questi sono veri artigiani di pace”.
Parlando della corsa al riarmo, il cardinale Parolin nota che “la crescita delle spese militari verificatasi negli ultimi anni, la cui dinamica si è recentemente intensificata, dimostra come vi sia la forte percezione di un mondo insicuro e frammentato. Pur essendo legittimo e doveroso l'impegno di ogni Paese a provvedere a salvaguardare sovranità e sicurezza, c'è sempre da chiedersi in che misura il rafforzamento della potenza militare possa aiutare a far crescere la fiducia tra le Nazioni e contribuire a costruire una pace duratura”.
Parolin sottolinea che “il diritto all'autodifesa non è assoluto. Va accompagnato non solo dal dovere di minimizzare e, ove possibile, eliminare le cause profonde o la minaccia di un conflitto, ma anche da quello di limitare le capacità militari a quelle necessarie alla sicurezza e alla legittima difesa. L'accumulo eccessivo di armi, pur permettendo di ottenere un vantaggio strategico spesso ricercato, non è esente dal rischio di alimentare ulteriormente la corsa agli armamenti, di fomentare la minaccia e il timore dell'altro, di contribuire a una destabilizzazione che può portare a una situazione drammatica per tutti. È urgente ritrovare un equilibrio pacifico nei rapporti internazionali e proseguire in uno sforzo coordinato per uno slancio pacificatore del disarmo”.
Per quanto riguarda la situazione a Gaza, il cardinale Parolin si chiede se “è accettabile nel 2025 dover assistere a quanto sta avvenendo a Gaza, dove la popolazione civile è esposta ad un'immane tragedia umanitaria? Finora, le due tregue avvenute hanno ottenuto il risultato della liberazione di più di 140 ostaggi, mostrando che la negoziazione ha una sua intrinseca efficacia, soprattutto in un contesto così complesso. Come auspicato da molti Paesi, anche per la Santa Sede queste trattative vanno inserite nell'alveo di un processo politico che miri a risolvere più globalmente la questione israelo-palestinese e a stabilizzare l'intero Medio Oriente”.
Il cardinale mette in luce anche da parte cattolica non sono mai state messe in discussione le relazioni ebraico cristiane, “nemmeno davanti all'inquietante fenomeno degli sputi che alcuni individui ebrei lanciano contro i cristiani, a Gerusalemme”.
E, riguardo il nuovo bipolarismo tra Cina e Stati Uniti, “la Santa Sede rimane convinta che il dialogo sia l'unica via percorribile per evitare che le divergenze tra questi due Paesi e i rispettivi interessi degenerino in contrapposizione. In questo momento è necessario evitare il rischio che il conflitto tra le due superpotenze sia visto come l'unico esito possibile. In tal senso, è fondamentale che Pechino e Washington proseguano il dialogo avviato, cercando di ridurre le tensioni in atto e di trovare punti di contatto su questioni chiave, quali il commercio e la sicurezza. Allo stesso modo, è importante che gli altri Paesi e le organizzazioni internazionali cooperino per un ritorno in auge del multilateralismo e per lo sviluppo di un multipolarismo equilibrato, che garantisca la stabilità globale. Diplomazia, rispetto reciproco, giustizia e trasparenza sono strumenti indispensabili per affrontare questa complessa situazione, alla ricerca di soluzioni che possano favorire pace, sviluppo e sostenibilità per tutti”.
Leone XIV incontra la Segreteria di Stato
Il 6 giugno, Leone XIV ha incontrato officiali e superiori della Segreteria di Stato, ha ringraziato per il lavoro che la Segreteria Papale compie e chiesto, come già fece Paolo VI, di rifuggire gli antagonismi.
Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, ha tenuto un saluto introduttivo. Ha sottolineato al Papa l’affetto della “Sua Segreteria di Stato”, perché “la Segreteria di Stato collabora in modo del tutto speciale con lei, con la sua persona, con il suo ministero”.
Qualche cifra: la Segreteria di Stato conta 246 dipendenti, di cui 181 nella Sezione per gli Affari Generali, 59 nella Sezione per i Rapporti con gli Stati e 6 nella sezione per le Rappresentanze Pontificie.
Il cardinale Parolin ha notato la composizione variegata della Segreteria di Stato, con “competenze diverse evidentemente, lavoriamo ognuno nel proprio settore", ma uniti “nella fede e l’amore nel Signore Gesù Cristo”.
FOCUS MULTILATERALE
La Santa Sede a Ginevra, la riduzione del rischio da disastri
Il 5 giugno, si è tenuta a Ginevra l’Ottava Piattaforma Globale per la Riduzione del Rischio dei Disastri. La santa Sede ha preso la parola alla tavola rotonda su “Scuole sicure ora”.
L’arcivescovo Ettore Balestrero, osservatore della Santa Sede presso le Organizzazioni Internazionali a Ginevra, ha messo in luce la “profonda preoccupazione” della Santa Sede per il “fatto che circa un miliardo di bambini in tutto il mondo sono a rischio di disastri, che possono avere conseguenze distruttive nel breve e lungo periodo”.
Queste conseguenze – aggiunge l’arcivescovo – includono “la dura interruzione dell’accesso al nutrimento, al sostegno sanitario e alla scolarizzazione”.
La Santa Sede sottolinea che le scuole sono importanti in tre aree: nel promuovere “una migliore comprensione e preparazione per la prevenzione dei rischi; nell’educare alla cura dell’ambiente e incoraggiare comportamenti che hanno un impatto diretto e significativo sul creato; nell’essere hub strategici dove le persone convergono per trovare supporto e risorse dopo un disastro.
Nota l’arcivescovo Balestrero che le scuole cattoliche, oltre ad aver dato un aiuto per i bisogni materiali, hanno fornito anche un cura e un supporto spirituale, e per questo “come il più grande fornitore di educazione non statale al mondo, la Chiesa Cattolica è impegnata nel formare le menti e creare scuole sicure e compassionevoli dove ogni bambino possa fiorire in dignità, resilienza e speranza.
La Santa Sede a Ginevra, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro
Il 4 giugno, si è tenuta a Ginevra la 113sima sessione della Conferenza del Lavoro Internazionale. Nel suo intervento, l’arcivescovo Ettore Balestrero, Osservatore Permanente della Santa Sede alle organizzazioni internazionali di Ginevra, ha ricordato che, sin dall’inizio del suo pontificato, Leone XIV ha spiegato che “la Chiesa offre a tutti il tesoro della sua dottrina sociale come risposta a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi nel campo dell’intelligenza artificiale che pongono nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”.
Questi sviluppi, ha sottolineato l’arcivescovo, fanno il paio con “la crisi climatica in peggioramento e il cambiamento del trend demografico, e necessita una rinnovata riflessione sulla dignità del lavoro come diritto umano fondamentale e un bene per l’umanità”.
Balestrero nota prima di tutto come “gli attuali rapidi sviluppi sull’Intelligenza Artificiale stanno innegabilmente cambiando lo scenario del mondo del lavoro”, perché se da una parte migliorano la produttività e sollevano i lavoratori piuttosto che essere complementari ad essi, c’è un rischio sostanziale di un beneficio sproporzionato di pochi al prezzo dell’impoverimento di molti”.
Inoltre, “mentre l’Intelligenza Artificiale diventa più potente, c’è un rischio associato che il lavoro umano possa perdere il suo valore nella realtà economica”, e infatti “i lavoratori si trovano senza protezione adeguata”.
L’Intelligenza Artificiale fornisce una “sfida ben conosciuta: la dignità del lavoro non deve sacrificarsi sull’altare del progresso”.
Ma anche il cambiamento climatico colpisce il mondo del lavoro, nota la Santa Sede, e in particolare “settori come l’agricoltura e la pesca che sono sensibili” al fenomeno, cosicché oltre 100 milioni di persone possono entrare in povertà a partire dal 2030.
In più, “lo sfollamento climatico potrebbe colpire almeno 1,2 miliardi di persone a partire dal 2050, e rischia di forzare più lavoratori verso l’economia informale, dove mancano di protezione sociale e non possono esercitare i loro diritti”.
Quindi, c’è la sfida del cambiamento demografico. In alcune regioni, la popolazione invecchia, in altre cresce il numero dei giovani, e questo “sta dando nuova forma ai mercati del lavoro e ponendo crescente pressione sui sistemi di protezione sociale”.
Sono trasformazioni che “mettono in luce il valore del lavoro di cura, che è sfortunatamente sempre più reso invisibile, semplificando la cultura dello scarto che si trova alla base di questo sistema economico”.
Conclude l’arcivescovo Balestrero: “Il nostro tempo sta affrontando cambiamenti profondi che probabilmente avranno maggiore impatto su quanti che hanno poca o nessuna voce nel cambiare le politiche del lavoro”. Sono cambiamenti che “richiedono un rinnovato impegno per assicurare che la dignità umana resti al cuore delle politiche del lavoro globale”.
FOCUS MEDIO ORIENTE
Il vicario apostolico dell’Arabia del Nord e il principe ereditario del Bahrein
Il 5 giugno, il vescovo Aldo Berardi, vicario apostolico di Arabia del Nord, ha incontrato il Principe Salman bih Hamad Al Kahlifa, principe ereditario e primo ministro del Regno del Bahrein. Il vescovo era accompagnato da padre Saji Thomas, OFM cap., rettore della Cattedrale Nostra Signora d'Arabia di Awali.
Il Principe Salman ha sottolineato come i valori fondamentali di tolleranza e convivenza pacifica “siano stati determinanti nel posizionare il Bahrain come un modello unico di coesistenza e armonia interculturale oltre al costante impegno del Regno nel promuovere iniziative che rafforzino i valori del perdono e della pace”.
Il principe ha ricordato anche la storica visita di Papa Francesco in Bahrein nel 2022, e ha ringraziato il vescovo Berardi per i suoi sforzi nel promuovere la compassione e la tolleranza, augurandogli un continuo successo nella sua missione. Da parte sua, il Vicario Apostolico si è detto onorato per l'opportunità di questo incontro e ha elogiato la diversità culturale e il ricco patrimonio del Bahrain, che continuano a sostenere la coesistenza pacifica.
FOCUS AMBASCIATORI
L’ambasciatore di Australia presso la Santa Sede presenta le credenziali
Il 3 giugno, il nuovo ambasciatore di Australia presso la Santa Sede ha presentato le lettere credenziali a Leone XIV. Si tratta di Keith John Pitt, classe 1969, ingegnere di formazione, e poi politico di lungo corso, come sottosegretario del viceprimo ministro, per il Commercio, per le Risorse. È stato anche Ministro delle Risorse e dell’acqua dal 2021 al 2022, servendo come deputato del Parlamento federale del 2013 al 2024.
Le credenziali dell’ambasciatore della Repubblica Dominicana
Victor Valdemar Suárez Díaz, ambasciatore della Repubblica Dominicana presso la Santa Sede, ha presentato lo scorso 3 giugno le lettere credenziali a Leone XIV. Ha una ampia formazione, con una licenza in Diritto e un Master in Relazioni Internazionali. È anche lui un politico di carriera, deputato della Repubblica Dominicana dal 2006 al 2024.
Suárez ha fatto parte delle seguenti Commissioni: Presidente della Commissione Speciale per il Piano Nazionale di Regolarizzazione; Presidente della Commissione Permanente del Ministero Pubblico; Presidente dell’Istituzione del Sistema Educativo nella Riforma costituzionale (2010 – 2025); Presidente della Commissione Permanente di Giustizia; Presidente della Commissione delle Relazioni Esteriori e della Cooperazione Internazionale; Capo dell’Asse Giudiziario per la Riforma Costituzionale (2010 – 2025).
FOCUS EUROPA
Il presidente del Consiglio Europeo da Leone XIV
Antonio Costa, presidente del Consiglio Europeo, ha incontrato Papa Francesco lo scorso 6 giugno. Il Consiglio europeo è un organismo collettivo che definisce "le priorità e gli indirizzi politici" generali dell'Unione europea ed esamina i problemi del processo di integrazione. Comprende i capi di stato o di governo degli Stati membri dell'UE, con il presidente del Consiglio europeo ed il presidente della Commissione europea.
Secondo un post su X di Martin Selmayr, ambasciatore dell’Unione Europea presso la Santa Sede, Unione Europea e Santa Sede “lavorano insieme in molte questioni globali, come il raggiungimento di una pace autentica, giusta e duratura in Ucraina, il miglioramento della situazione umanitaria a gaza, la lotta al cambiamento climatico e alle ineguaglianze del mondo”.
Costa ha poi avuto un bilaterale con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. Nell’occasione, ha spiegato Selmayr, “ha approfondito ulteriormente la conversazione nel contesto del dialogo strutturato sulla politica estera che l’Unione Europea ha con la Santa Sede dal 2015 e che è stato rilanciato dall’Alto Rappresentante UE per la Politica Estera Kaja Kallas lo scorso febbraio”.
Selmayr nota che “in un contesto geopolitico sempre più volatile, l’Unione Europea e la Santa Sede sono e restano impegnati nell’ordine internazionale basato sulle regole e su un multilateralismo efficace”.
Dietro la telefonata Putin – Leone XIV
Nonostante abbia incontrato Papa Francesco tre volte, dall’inizio del conflitto in Ucraina Vladimir Putin non ha mai preso contatto con il Papa direttamente. Il 5 giugno ha invece avuto una telefonata con Leone XIV, che pure ha avuto parole molto precise nella richiesta di una pace giusta e duratura per l’Ucraina. Leone XIV ha anche dato la disponibilità della Santa Sede ad ospitare i dialoghi di pace tra Ucraina e Russia, una possibilità che da parte russa è stata considerata “non elegante” – sono le parole del ministro degli Esteri di Mosca Lavrov – considerando che la Russia è un Paese ortodossa.
La nota del governo russo parla genericamente di cooperazione e valori spirituali e morali, nell’interesse di costruire un ordine mondiale. Nella nota si legge anche che “su richiesta del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill, il Presidente Vladimir Putin ha trasmesso al Papa Leone XIV desideri di successo nel servizio pastorale”. Secondo il comunicato, il “Pontefice ha parlato sul bisogno di continuare un dialogo importante tra le due Chiese sorelle. Si è auspicato lo scambio di opinioni sulla situazione in Ucraina”.
La TASS, l’agenzia di Stato russa, sostiene che “Vladimir Putin ha confermato interesse a raggiungere la pace con mezzi politici e diplomatici, per una risoluzione definitiva, equa e globale. La crisi deve essere affrontata dalle sue cause profonde. Nel contesto della ripresa dei negoziati diretti russo-ucraini a Istanbul Il Presidente della Russia ha informato dei risultati ottenuti durante il secondo ciclo. Si è parlato sugli accordi sullo scambio di prigionieri di guerra e di salme. Si è sottolinea che la parte russa sta prendendo tutte le misure possibili per riunire i bambini con i parenti”.
Sempre secondo la TASS, il presidente russo ha portato attenzione sulla “escalation del conflitto” voluta da parte ucraino, con il sabotaggio di obiettivi civili, e ha espresso l’auspicio che la Santa Sede sia più attiva nel sostenere la libertà di religione in Ucraina”.
La Sala Stampa della Santa Sede ha comunicato, da parte sua, che “il Papa ha fatto un appello affinché la Russia faccia un gesto che favorisca la pace e ha sottolineato l’importanza del dialogo tra le parti per cercare soluzioni al conflitto."
Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha detto che “nel corso della telefonata, oltre alle questioni di mutuo interesse è stata prestata particolare attenzione alla situazione in Ucraina e alla pace. Il Papa ha fatto un appello affinché la Russia faccia un gesto che favorisca la pace, ha sottolineato l’importanza del dialogo per la realizzazione di contatti positivi tra le parti e cercare soluzioni al conflitto”.
Si è parlato, inoltre, “della situazione umanitaria, della necessità di favorire gli aiuti dove necessario, degli sforzi continui per lo scambio dei prigionieri e del valore del lavoro che in questo senso svolge il Cardinale Zuppi”.