Parigi , giovedì, 5. giugno, 2025 14:00 (ACI Stampa).
Una cappella dedicata ai cristiani d’oriente è sorta nella cattedrale di Notre Dame a Parigi, e lo scorso 28 maggio il vescovo Olivier Ribadeau Dumas, rettore della cattedrale, la ha benedetta per la prima volta alla presenza del vescovo Pascal Gollnisch, direttore uscente de L’Œuevre d’Orient, e dei rappresentanti delle Chiese cattoliche orientali.
La Cappella Cristiana Orientale si trova tra il transetto dedicato a San Giovanni Battista e il Nuovo Testamento e la navata pentecostale, dedicata al Messaggio del Vangelo e ai doni dello Spirito Santo. Si trova, insomma, simbolicamente tra la Passione e la Resurrezione.
Tra i numerosi artigiani che hanno contribuito alla realizzazione di questa cappella, l'ebanista Charles-Emmanuel Guise , dell'atelier Bois d'Icone , ha preparato con cura le tavole di legno su cui sarebbero state dipinte le icone. Le tavole delle icone della Cappella dei Cristiani Orientali di Notre-Dame de Paris sono state scolpite dallo stesso albero: un tiglio, abbattuto circa 25 anni fa in Charente. Oltre all'aspetto altamente simbolico di questa origine comune delle icone che rappresentano le Chiese orientali, questa scelta permette di ottenere un legno che si muove armoniosamente nel tempo e in base all'umidità ambientale.
Ognuna delle otto icone rappresenta un santo fondatore, legato alle culture storiche del cristianesimo: Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Baghdad, ma anche a territori più lontani come Armenia, Etiopia e India.
L'icona è al centro del culto nelle Chiese orientali. Il termine si riferisce a una tavola di legno con fondo oro raffigurante Cristo, la Vergine o i santi. Essi sono "incarnati": venerando l'icona, i fedeli entrano in relazione con Dio. Apparsa nel VI secolo nell'Impero bizantino, l'icona conobbe un notevole sviluppo nel Medioevo, sostenuta da una vera e propria teologia dell'immagine affermatasi dopo la controversia iconoclasta dell'VIII secolo. L'attività missionaria di Bisanzio verso la Bulgaria, la Serbia e persino la Russia fu accompagnata dalla diffusione delle icone in tutto il mondo ortodosso. Nonostante questa ampia diffusione, una profonda unità governa questa sacra pittura, una finestra aperta sull'Invisibile.